L’ombra lunga del voto di scambio sulle elezioni amministrative di Quarto. Un sospetto inquietante prende corpo a pochissime ore dall’apertura dei seggi elettorali in uno dei Comuni della provincia di Napoli interessati dalle operazioni di voto per il rinnovo del Consiglio comunale.
Ieri mattina i Carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Gaetano Maruccia hanno dato esecuzione a otto perquisizioni. Destinatari dei provvedimenti firmati dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Antonio Ardituro e Raffaella Capasso non sarebbero candidati, ma personaggi esterni alle liste politiche. I militari avrebbero perquisito abitazioni, studi professionali e persino alcune autovetture, acquisendo materiale che viene ora esaminato dagli investigatori. Ricostruiamo le fasi che hanno portato a questo clamoroso colpo di scena a poche ore dall’apertura delle urne. Tutto ha inizio da alcune intercettazioni che fanno parte di uno dei fascicoli d’indagine affidati al pm Ardituro, che si occupa – tra l’altro – dei clan della zona flegrea.
Da alcune conversazioni emerge il sospetto che la longa manus della camorra possa essersi estesa sulla campagna elettorale che si è appena conclusa. Il sospetto impone agli inquirenti un immediato approfondimento. La Procura apre così un nuovo fascicolo – che al momento non vedrebbe iscritti nel registro degli indagati, anche se presto potrebbero partire numerosi avvisi di garanzia – nel quale si profila un’ipotesi di reato contro persone da identificare: il reato che viene comunemente definito come «voto di scambio». Tuttavia, al momento, non ci sarebbe alcuna contestazione che implicherebbe l’aggravante del «metodo mafioso». Il materiale acquisito dai carabinieri confermerebbe che l’ipotesi investigativa è fondata. Oltre a numerose tessere elettorali – i cosiddetti certificati che danno diritto ad accedere ai seggi e a votare – (fotocopiati ma in molti casi anche in originale) gli investigatori avrebbero anche trovato denaro, mazzette di euro che, secondo l’accusa, erano pronti per essere distribuiti ad alcuni elettori.
Ma il voto di scambio si sarebbe sostanziato anche in una serie di «favori» di altro genere: e in particolare assunzioni. Dunque: anche posti di lavoro per ottenere, in cambio, il consenso elettorale. È tutta questa serie di ragioni che porta gli investigatori ad affermare che a Quarto «si hanno fondati motivi di ritenere che la campagna elettorale sia già inquinata da gravi anomalie» e, probabilmente, «pesantemente condizionata dalla incombente presenza dei due clan egemoni nella zona». È questo uno dei passaggi contenuti nel decreto di perquisizione che ieri mattina è stato eseguito dai carabinieri nel centro flegreo. Pur mantenendo uno stretto riserbo su un’indagine che promette sviluppi, i magistrati sottolineano che a Quarto vi sono «segni evidenti di possibile condizionamento del voto». «La Prefettura – dichiara al Mattino il prefetto Alessandro Pansa – terrà la massima attenzione per questa tornata elettorale. Non solo per Quarto, ma per tutti quei Comuni che presentano un particolare tasso di difficoltà e di agitazione. Le operazioni di voto nel comune flegreo, comunque, si svolgeranno regolarmente».
A termini di legge, infatti, una competizione elettorale può essere differita con decreto emesso dal prefetto solo per motivi che richiamano a calamità naturali, a sommosse popolari o a gravi motivi di ordine pubblico.fonte Il Mattino di Giuseppe Grimaldi