Musei

Museo di Paleontologia

largo San Marcellino n.10

telefono: 081204775
fax: 081204775
sito web: www.musei.unina.it
e-mail: filosa@dgbm.unina.it
ingresso (indicativo): euro 0.80 (se non sono in corso mostre) orario: 09.00- 13.30 15.00-17.00
09.00-13.00 (festivo)

Direttore Prof. Gioacchino Bonaduce
Il Museo di Paleontologia, che ha sede nel Monastero dei S.S. Marcellino e Festo, si formò nel 1932 in seguito all’istituzione della Cattedra di Paleontologia e si arricchì subito delle Collezioni che erano appartenute al Museo di Mineralogia e di quelle dell’Istituto di Geologia sorte nel 1860. Dall’epoca della sua costituzione il Museo di Paleontologia ha subito per almeno 3 volte gravi danni alle collezioni. Durante l’ultima guerra l’angolo occidentale del Museo fu colpito da una bomba incendiaria. Andarono perduti, in questa circostanza, tutti i pesci dell’Eocene di Bolca (VR) ed alcuni del Miocene della provincia di Lecce, diversi fossili di mammiferi e numerosi manufatti di interesse paleontologico. Attualmente le collezioni del Museo di Paleontologia superano i 50.000 reperti. Quelli già catalogati sono circa 23.000. In essi sono rappresentati i maggiori raggruppamenti animali e vegetali a partire da circa 600 milioni di anni fa. La loro provenienza è quanto mai varia. Pregevoli sono le collezioni di mammiferi delle grotte di Cassino (FR) e di Campagna (SA), nonché le collezioni di Invertebrati delle province meridionali che i vari docenti e ricercatori del gruppo geo-mineralogico, hanno negli anni incrementato. Meritano ancora di essere ricordati gli esemplari che attraggono maggiommente l’attenzione dei visitatori: tre ittiosauri del Lias del Wuttemberg (Gemmania), uno scheletro pressocché completo di Sirenide del Miocene di S. Domenica di Ricadi (CZ), un cranio completo di Elephas antiquus italicus di Pignataro Iteramna (FR), un dente di ippopotamo ed un esemplare di palma fossile (Latanites sp.) dell’Eocene del M.te Bolca nel Veneto. E’ di questi giorni l’arrivo di un dinosauro carnivoro vissuto circa 150 milioni di anni fa. Ma il fiore all’occhiello del Museo è rappresentato, per l’importanza scientifica e per la bellezza degli esemplari, dalle collezioni di pesci fossili provenienti dai tre giacimenti della Campania ed, in particolare, quelli del Triassico medio di Giffoni Vallepiana (SA) risalenti a circa 210 milioni di anni fa e quelli del Cretacico di Pietraroia (BN) e di Castellammare di Stabia (NA) di circa 115 milioni di anni fa. Il giacimento di Giffoni Vallepiana è stato oggetto di interesse da parte dei geologi sin dal 1897, quando iniziarono gli studi, voluti dal governo, per una possibile coltivazione dei livelli bituminosi. I primi pesci di Giffoni erano stati però rinvenuti in precedenza nel 1815, dal Cavaliere Filippo Basso, che li portò in omaggio a Re Ferdinando. La Collezione di pesci fossili di Castellammare di Stabia consta di circa un centinaio di esemplari, quasi tutti in ottimo stato di conservazione. Il primo nucleo di questa collezione fu ceduto dal Real Museo Mineralogico al Gabinetto di Geologia, con annesso Museo, istituito nel 1860. Nella seconda metà del secolo scorso (1846) iniziarono gli scavi presso la località fossilifera di Pietraroia, con reperimento di fossili che costituiscono l’ossatura principale di una delle più numerose e prestigiose collezioni del Museo. Gli studi condotti per circa un ventennio confluirono nella pubblicazione della Paleontologia del regno di Napoli del 1850, divenuta oggi una vera rarità bibliografica. Negli anni 1882-1885, il Prof. Francesco Bassani, interessato allo studio delle principali ittiofaune cretaciche dell’Europa e dell’Asia Minore, riscontrò notevoli analogie tra alcune specie di pesci provenienti dal giacimento di Pietraroia ed altre ritrovate nei giacimenti di Lesina e Comen e ne dedusse che l’ittiofauna di Pietraroia doveva considerarsi di età cretacica. Intorno agli anni 1914-1915 Geremia D’Erasmo fornì una dettagliata descrizione dei pesci rettili e anfibi del giacimento, che allora ammontavano a circa 400 esemplari. Nuovo impulso allo studio della fauna è derivato dallo scavo sistematico che il Museo di Paleontologia ha condotto, in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Torino, nel 1982, recuperando circa 250 esemplari che sono andati ad aggiungersi alla già prestigiosa collezione del materiale fossile precedente.

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Autore

Vesuvio &Dintorni

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