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Pietra lavica: l’oro nero dell’Area vesuviana

Scritto da Nello Collaro

Ulteriori vincoli o svolta per l’imprenditorialità nell’area del Vesuvio?La sala della locale sede dell’Ascom è gremita, segno che il tema è particolarmente interessante. Da un lato gli operatori del settore della coltivazione e della trasformazione della pietra lavica, dall’altro le Istituzioni rappresentate ai massimi livelli, Regionali, Provinciali e Comunali. Al centro la questione dei vincoli normativi previsti nel redigendo Piano del Parco Nazionale del Vesuvio, vincoli che, ad oggi, potrebbero rappresentare un vero e proprio freno per l’economia locale che, invece , proprio nella pietra lavica vede un volano imprenditoriale che offre un indotto occupazionale di notevole portata. Ed allora, come conciliare le diverse esigenze, come salvaguardare il patrimonio naturalistico dell’Area del Parco e, nello stesso tempo, assicurare il mantenimento delle attività imprenditoriali e dei livelli occupazionali? L’immediatezza del quesito sembra lasciare pochi margini ad una mediazione che coniughi le norme istituzionali e le istanze degli imprenditori.

Alla fine, però, tutti concordano: un tavolo di concertazione è necessario: esso rappresenta l’unico strumento per concretizzare una possibile e necessaria sintesi. Le esigenze del Parco, che deve pur preservare e valorizzare una territorialità che negli anni passati è stata troppo spesso vandalizzata, devono corrispondere ad un nuovo modello imprenditoriale, ecocompatibile ed ecosostenibile che, godendo dei necessari supporti delle istituzioni, ridisegni e diversifichi i propri ambiti operativi , evolvendo verso nuovi modelli e aprendosi a nuovi mercati. Una vera e propria avance alle istituzioni presenti è stata la proposta del Direttore Tecnico del CPV, Giosuè Fattorusso, per il quale” è necessario, per rispondere alle esigenze naturalistiche, riconsiderare il concetto di estrazione, contenendolo in una sacca fisiologica; altrettanto necessaria è, però, l’ individuazione degli idonei strumenti incentivanti per pensare ad una riconversione che coniughi impatto ambientale e livelli occupazionali, incrementando attività complementari che valorizzino le nostre produzioni”. E’ evidente che gli imprenditori non considerano un assoluto tabù la diversificazione delle attività produttive, anzi, fatte salve le debite garanzie, sono disposti a sollecitarla come una nuova opportunità.

E a tal proposito il Direttore Marketing del CPV, Pasquale Ammendola, non ha risparmiato una bacchettata alle ingessature prodotte dalle norme procedurali che dovrebbero accompagnare, anziché avviluppare, coloro che, avendo regolare concessione, intraprendono l’iter per la conversione della destinazione d’uso della propria attivitàl’eccessiva burocratizzazione delle procedure è una tappa limitante, ritiene il dinamico dirigente del Consorzio, la sua esasperazione disegna un percorso accidentato che penalizza e mortifica le potenzialità del nostro territorio, diventando essa stessa impedimento per lo sviluppo economico. Ben venga l’istituzione di un’agenzia paritetica permanente che dia risposte concrete a chi pone istanze legittime offrendo occasioni di sviluppo. Ognuno degli autorevoli relatori ha concordato sulla necessità di lavorare in sinergia per la definizione e l’adozione di un efficace e condiviso strumento di pianificazione ambientale e urbanistica, uno strumento che restituisca una riqualificazione territoriale, in mancanza della quale è seriamente pregiudicata la “spendibilità” delle nostre innumerevoli risorse. Un dato è certo ed incontestabile: in termini di promozione turistica e dell’indotto imprenditoriale ed occupazionale ad essa relativa, non è assolutamente sufficiente avere un patrimonio naturale se lo stesso non è concepito, gestito e promosso in termini di efficienza e di razionalità, andando ben oltre gli interessi particolari e legati ai “naturali” egoismi delle singole comunità.

Il Vesuvio deve essere inteso come risorsa di sviluppo e non esclusivamente come fattore di rischio, è il segnale forte che viene dall’Ass. al Turismo della Regione Campania, On. Marco Di Lello, secondo cui il lavoro già concretizzato nei nuovi strumenti urbanistici è propedeutico per la ridefinizione delle nuove strategie da adottare per il rilancio turistico ed imprenditoriale di questo territorio. Il tutto, però, non può prescindere dall’attenzione e dalle sinergie che le Amministrazioni locali devono mettere in campo promuovendo una nuova e più adeguata svolta culturale nel concetto di territorialità. Auspicabili sono le intersezioni tra le varie realtà locali , tali da consentire, la creazione di circuiti di turismo stanziale , partendo da realtà consolidate, ma dalle notevoli ed ulteriori potenzialità, come nel caso del Polo pompeiano. Per questo, aggiunge l’Ass. Di Lello, occorre osare soluzioni che prevedano un ripensamento del destino delle cave, adottando provvedimenti che aprono a diversificazioni che salvaguardino gli utili delle imprese e , soprattutto, i livelli occupazionali che, anzi, potrebbero essere incrementati da scelte razionali e condivise. Il tutto nel rispetto di una normativa che deve essere un valore aggiuntivo per le nuove opportunità che verranno a determinarsi. La riqualificazione delle cave diventa pertanto il punto nodale per un’imprenditoria ecocompatibile e rispondente alle normative da adottare.


Il problema sollecita soluzioni per le quali l’Ente Parco, nella persona del Presidente Amilcare Troiano,apre ad un confronto senza pregiudizi e senza forzature, anzii vincoli altro non devono essere intesi che come necessari limiti per una migliore e più razionale vivibilità del territorio, la quale potrà individuare nuove opportunità dalle esistenti provvidenze finalizzate alla riqualificazione delle cave insistenti nei Comuni di interesse nazionale. Se è vero che la prima finalità del Parco è la salvaguardia del patrimonio ambientale, ciò si può e si deve coniugare con strategie imprenditoriali diverse e diversificate, frutto dell’incontro delle molteplici esigenze in campo. Il tutto non può prescindere dall’affrontare il problema in termini complessivi, e quindi lavorando per mettere mano all’annosa questione dei condoni edilizi.Ed allora la questione diventa eminentemente politica.


Non ci sottrarremo al nostro impegno, né faremo mancare le nostre iniziative, incalza il Consigliere Provinciale Stefano Pagano, per il quale la problematica in campo è di tale rilevanza da esigere un intervento multilaterale e inclusivo di ciascuno, primo luogo dei massimi livelli Istituzionali coinvolti. L’invito non poteva non essere accolto dall’On. Franco Casillo, Presidente della Commissione Attività Produttive della Regione Campania, secondo il quale è prioritario omogeneizzare e rendere compatibili quegli orientamenti politici che ancora presentano margini di definizione . Ciò assicurerà una univocità di prospettive che valorizzerà l’intero comparto senza mortificare nessuna delle realtà specifiche. La politica , oltre che ad individuare scelte strategiche da condividere con gli operatori del settore, deve promuovere ogni iniziativa affinché si incentivi l’associazionismo imprenditoriale, formula ottimale perché i vantaggi di un’intera categoria, e perciò di ciascuno ne faccia parte, possano prima e meglio essere raggiunti. Vanno altresì ampliati gli attuali ambiti dei Distretti industriali, in una logica espansiva che metta insieme realtà territoriali accomunate da un analogo substrato sociale, economico e produttivo e per i quali un nuovo disegno urbanistico diventa imprescindibile se si vogliono raggiungere risultati soddisfacenti per le imprese, compatibili con il territorio e siano garanzia di apprezzabile vivibilità per la cittadinanza.

Autore

Nello Collaro

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