Cronaca

Dalle spiagge “napoletane” al bikini

Scritto da Maria Scebi

L’estate è alle porte. Mentre per gli abitanti dell’entroterra italiano, forse l’area estiva è ancora un po’ lontana, invece per chi risiede in queste zone, Vesuvio e dintorni, l’estate, e tutto ciò che ne comporta, ha già preso il via. Principalmente per motivi di clima, ma anche perché la mattina, appena svegli, affacciandosi dalla finestra, si respira aria di mare!
Questo è uno dei motivo di invidia per chi visita queste zone! Ma di quali zone stiamo parlando? Del golfo di Napoli, famosissimo in tutto il mondo anche grazie al tipico ritratto, continuando lungo le coste fino a Meta di Sorrento, dove molti ragazzi e stranieri affollano le spiagge, Sorrento stessa e le note Amalfi, Postano, che non hanno bisogno di presentazione! Mentre la sabbia vulcanica si estende lungo Torre Annunziata e Torre del Greco.
Una sabbia particolare, diversa anche alla sola vista, perché nera. Una sabbia anche terapeutica proprio per il rapporto del suo colore con i raggi del sole e soprattutto perché di origine vulcanica.
Con l’affacciarsi dell’estate prende il via la corsa ai costumi. Lungo le spiagge, passerelle di ragazze e meno ragazze sfoggiano il costume più bello, più alla moda. Tuttavia,da anni e anni, il bikini rimane il costume che non passa mai di moda! Chi non ha nel proprio armadio un bikini? Quest’anno compie 60 anni. Eh si, il costume che oggi è più di moda, è nato insieme alle nostre nonne.


Vediamo dove e come nasce e si trasforma:
Esattamente sessant’anni fa il costume da bagno si spezzava in due: l’idea venne a Parigi a un ingegnere, Louis Reard. Una trovata che sicuramente puntava a tirare su il morale dell’Europa del dopoguerra. Fu chiamata infatti come un atollo delle Isole Marshall, dove in quegli anni gli Stati Uniti conducevano test nucleari: Reard era convinto che l’introduzione del nuovo tipo di costume avrebbe avuto effetti esplosivi e dirompenti. In realtà ci vollero quindici anni perché il bikini fosse ritenuto accettabile per il pubblico pudore. Basti pensare che cinque anni dopo la sua nascita, nel ’51 il due pezzi era ancora proibito al concorso per Miss Mondo. A sdoganare il nuovo capo ci hanno pensato i sex symbol del cinema: tra le pioniere Brigitte Bardot (nel film “E Dio creò la donna” 1958), Marilyn Monroe, Gina Lollobrigida.
Negli anni ’70 il bikini ha iniziato a ridursi. Prima il pezzo superiore, poi la mutandina fino all’introduzione del tanga brasiliano, dove la parte posteriore scompare tra le natiche. Poi negli anni ’90 si è diffusa la moda del monokini: ma il topless nel nuovo millennio è diventato out, e il due pezzi è ritornato in auge, re delle passerelle e delle spiagge, ma anche della solidarietà. A ridosso dell’estate è infatti protagonista anche di una campagna benefica a favore di WaterAid: acquistando un bikini griffato H&M, il 10% del ricavato viene devoluto dell’organizzazione umanitaria che lavora per fornire acqua potabile e servizi igienici ai paesi bisognosi. Anche trendy e generoso dunque il bikini per i suoi primi sessant’anni.

Autore

Maria Scebi

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